“Tributo naturale” di Barbarah Guglielmana e Ilaria Martino

Gemellanza. O sorellanza. Quando l’amicizia si cementa e si cimenta nei più ardui passaggi esistenziali.

Così potrebbe anche dirsi di Tributo naturale – un titolo, a sua volta, emblematico e colmo di suggestioni di Barbarah Katia Guglielmana e Ilaria Francesca Martino, seguaci della dottrina di Esculapio e poetesse, un binomio, quello fra medicina e letteratura, più frequente di quanto si creda, a segnare, semmai ve ne fosse bisogno, la necessaria congiunzione fra scienza e lettere (anche se in realtà entrambe sono dilette figlie del più ampio umanesimo).

Conosco molto bene Barbarah Guglielmana, immaginifica autrice e dotata di inventiva che spazia oltre la parola. Fantastiche sono le sue figurine archetipiche e dal meraviglioso elegante arcaismo, le sue linee e curve e gli archi, e geniali gli aforismi illustrati, tanto da coniare il neologismo Aforismana e da poter raccontarla come una sorta di “poedesigner”. Barbarah, per quanto giovane, è una poetessa di lungo corso che al suo attivo vanta numerose pubblicazioni (e collaborazioni), con un ventaglio di poesie anche molto elaborate e, nel contempo, emozionali, visionarie. Ebbene in Tributo naturale (Univers Edizioni, 2021, pp. 42, euro 12), libro a quattro mani, gli stili di entrambe le artefici paiono scaturire da un’unica voce, una fonte ispirativa condivisa, una sorgente creativa comune. Un amalgama perfetto. Perciò, nell’incipit, ho parlato di gemellanza o sorellanza. Barbarah e Ilaria, nei primi tempi del Covid, quelli più duri, nell’annus horribilis che è stato il 2020, nell’esercizio della professione hanno contratto il virus. Non era uno scherzo in quei giorni… Hanno convissuto in tale lasso di tempo a casa di Barbarah, creando nella traversia un legame indissolubile. E dalla malattia, dalla frustrazione, dall’isolamento infine si è generata la creatività, quella che oggi ci consente di maneggiare questo prezioso libro, pur senza rinunciare alla propria identità alleanza, senza egotismi, di due cuori/menti e un dono a tutti.

Cerco le mie radici./ Le trovo in un’edera rampicante/ che, come la pianta di fagioli magici,/ vuole vedere cosa c’è oltre le nuvole.

Sono poesie brevi, essenziali, nel senso che colgono proprio l’essenza, cui si alternano foto che danno corpo ad aforismi disegnati Alla luna ho copiato la poesia – e arricchiti da un elemento naturale.

Il risultato è fascinoso: un viaggio che è interiore e, insieme, contemplazione del mondo che ruota fuori, nel tempo e nello spazio cosmico: Dicono che ho angoli/ nel corpo come nella mente,/ ecco perché mi cerco/ nella luce spigolosa delle stelle,/ nelle notti di maggio. Cui fa da contraltare… Alle stelle strappo la luccicante spigolatura.

E il dialogo, fra Barbarah e Ilaria, procede… Il vento sta nei miei passi e zufola tra le mie cosce (splendido verso, da antica poetessa greca); Sulla lingua ho papille gustative e ulcere./ Solo i granelli di sale sento,/ ma alle nuvole ho succhiato la consistenza,/ nell’attimo stesso in cui/ un gelsomino mi eccitava i sensi; Ho lacrime di sabbia, senza acqua./ Come un cactus piango attraverso le mie spine; Nel petto ho un fuoco, un rospo e tanti spasmi/ un cuore e quattro camere./ Tante volte mi sono fermata/ ad origliare dietro alla porta/ della mia gabbia toracica/ per scoprire i segreti/ di mio padre e mia madre. E… Al sole ho rapito il fuoco per il mio petto; A mio padre prendevo l’essere uomo; Alla madre ho generato l’essere figlia (dolcemente spiazzanti).

Canto a due, come giustamente scrive nella postfazione Antonella Fimiani. O… Camminare sul l’abisso per ritrovare il respiro dell’Essere, come suggerisce nella ricca e articolatissima prefazione Angelo Antonio Moroni. Una eco nietzschiana e risvolti analitici possono rilevarsi come ulteriore chiave di lettura, poiché il libro è davvero “multidimensionale”.

Ci piace però, in primis, del libro la sua freschezza, la sua semplicità, che è invero marchio di un complesso lavoro e un più che proficuo lavorio, efficace sintesi, un afflato lirico potente in una misura che contempla lo spirito dei migliori haiku. Un florilegio di sentimenti e metafore, similitudini e sensazioni, emozioni e meditazioni che in un’era di banalizzante sopravvivenza spinge, inesorabilmente e felicemente, all’amicizia, alla comprensione, alla vita.

Alberto Figliolia

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