“Senza memoria anche i banchi di scuola-Chernobyl, 26 aprile 1986”

Senza memoria anche i banchi di scuola.

Nelle lande dell’invisibile morte

solo lupi dal muso deforme

e il vento è un verso

che morde l’anima.

Bambole abbandonate nelle stanze

delle bambine in fuga

verso salmastre salvezze;

un pallone da calcio, che fu sogno,

per il futuro dirottato di un bambino.

Sui tetti, lontano, cade la pioggia

e il terrore è una spada

che fruga lenta, implacabile,

nei meandri della mente.

Emaciate figure dietro i vetri,

fantasmi di pallido piombo,

parole disperse nell’eco del silenzio,

evanescenze di crepuscolo…

Perché della Terra far ventre d’orrore?

Scivolava il cuore nelle viscere più nere

mentre l’aria girava a vuoto

e uomini in tute di plastica salivano

il calvario dell’oblio.

Senza memoria anche i banchi di scuola.

Nelle lande dell’invisibile morte

solo lupi dal muso deforme

e il vento è un verso

che morde l’anima.

Alberto Figliolia

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3 risposte a “Senza memoria anche i banchi di scuola-Chernobyl, 26 aprile 1986”

  1. Silvia ha detto:

    La poesia è la più splendida e utile forma di memoria. Questa ne è un superbo esempio.

  2. Franco ha detto:

    Grazie Alberto! Un abbraccio!!

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