un giorno che era notte…
un giorno che era notte, al risveglio
incontrai Alessandro Magno in un’autorimessa
l’occhio azzurro scintillava inquieto
l’occhio castano giaceva morto nell’orbita
aveva mutato mestiere l’antico condottiero
ora gestiva una palestra di fitness
ma non mi volle dire perché.
un giorno che era notte, al risveglio
mi parlò una donna-bambina
profanata e sventrata da soldataglie di guerra
la condussi via, a bordo di un’automobile
sfrecciammo lungo un fiume di detriti
fra i rifiuti della mente
e mentre il cielo si disintegrava
anche lei scomparve fra nubi disfatte.
un giorno che era notte, al risveglio
vidi una vergine suicida riprender vita
ai piedi del mio giaciglio digitava
sulla tastiera di un computer, chattava
con Dio o qualcosa di simile
in quest’al di qua che troppo somiglia all’al di là
il sogno era più carne che l’impalpabile realtà
appena mi ebbe visto, mi sorrise e mi baciò.
un giorno che era notte, al risveglio
rotolandomi ancora nudo nel letto
il sesso umido di sghembo
sperma seccato sulla pancia
presi penna e calamaio e scrissi
una lettera a Mister Gandhi
per spiegargli che la violenza è di questo mondo
e nel vergare le lettere d’oro piansi come non mai
perché sapevo quant’era vero quel che scrivevo.
un giorno che era notte, al risveglio…
un giorno che era notte, al risveglio…
un giorno che era notte, al risveglio…
un giorno che era notte, non mi svegliai
e continuai nel sogno d’esser forse vivo.
Alberto Figliolia (da Poesie scelte, Albalibri, 2010)