A Shanghai comprai
A Shanghai comprai
un paio di occhialini tondi,
tondi come una rivoluzione conchiusa,
una rivoluzione di morti viventi,
laogai e ghigliottine,
burocrati obesi e film porno.
Gli occhialini costavano 41,74 yuan renminbi.
Poco o forse troppo,
dipende da quello che avrei voluto vedervi:
il filo sottile e lacerante della mia angoscia;
la tartaruga della paternità avanzare inesorabile;
il tempo estinguersi al fuoco delle occasioni perdute;
la rancida umiliazione del lavoro.
Il venditore mi regalò pure una custodia pervinca,
come il tramonto che da sempre mi ossessiona
nei sogni in cui tento a ogni sorger di tenebre
l’impossibile fuga dal reale.
Se mi sforzassi so che potrei
con questi occhialini tondi
– da Maggio Francese, da figlio dei fiori di Berkeley,
da intellettuale engagé, da ribelle ante litteram,
da libertario incallito, da prigioniero senza rimedio,
da cercatore di orizzonti, da poeta fallito –
trovare la chiave del mondo…
potrei. Potrei…
Ora getterò
nella strenua calura di luglio
nelle lamentazioni delle nuvole incatenate
nell’eco dell’ennesima lattina di birra vuota
il mio lancinante silenzio
per un giorno diverso e una nuova umanità.
Alberto Figliolia (da Visioni o dell’anarchico girovagare, Rayuela Edizioni, 2017)