L’ombra di Goya

Non solo la Maja desnuda o la Maja vestida, ossimoro di un’essenza. La sua arte copriva un vastissimo spettro di situazioni, l’ispirazione era multiforme come pochissime altre e formidabile la capacità interpretativa dei fatti storici o l’abilità di osservatore. Ritrattista magnifico e incisore superbo, un maestro anticipatore, un realista e un visionario. È persino difficile parlare o scrivere di Goya tale era la sua eccellenza tecnica, tale la fantasia di riproduzione. Lui va al di là… Un maestro anticipatore, un gigante.  Francisco José de Goya y Lucientes, nato a Fuendetodos il 30 marzo 1746, semplicemente uno dei più grandi pittori mai esistiti.

A celebrare il genio dell’aragonese giunge il bellissimo docufilm L’ombra di Goya, che, dopo essere stato presentato al 75esimo Festival di Cannes, arriverà il 6, 7 e 8 marzo nelle sale italiane. Diretto da José Luis López-Linares, ad accompagnare gli spettatori nell’itinerario di scoperta di Goya è uno degli autori della sceneggiatura  Jean-Claude Carrière (l’altra artefice è

Otero Roth). Un viaggio nel mistero di un’opera creatrice tanto vasta e affascinante, anche nei suoi momenti più cupi,  come negli anni successivi alla malattia che condusse Francisco alla sordità totale. È il periodo de I disastri della guerra, Il 2 maggio 1808, Il 3 maggio 1808, di dipinti in cui compaiono folli, prigionieri, streghe e creature da incubo, con la dimostrazione, in ogni caso, di un’originalità incomparabile e di una maestria senza limiti. Un culmine raggiunto con le Pitture nere (1819-1823), che costellavano la sua casa, la Quinta del Sordo, ai margini della capitala ispanica. E vanno ricordati anche gli innumerevoli lavori sulla corrida, spettacoli di vita e di morte, metafora della dolorosità, ineluttabilità e ferinità dell’esistenza umana.

Detto del virgiliano Carrière, altri specialisti si avvicendano a commentare la pittura e la vita di Goya, come il regista e pittore Julian Schnabel o un medico specialista che interpreta i quadri di Goya tenendo conto della sua menomazione sensoriale.

“Eccezionale ritrattista, celebrato pittore della corte spagnola, narratore acuto e spietato osservatore dei vizi, dei paradossi umani e dell’ipocrisia moderna…”, inquietante spesso – Saturno che divora i suoi figli, i Capricci, il Colosso – ma talora anche etereo e gioioso – vedi i cartoni degli arazzi o taluni cicli di affreschi – “una sensibilità straordinaria e una mente in continuo movimento, in perenne ricerca. Una ricerca e un interrogarsi sul destino umano che rappresenta la cifra più impressionante e potente di Goya, dall’infanzia trascorsa a Saragozza, dove emerse per la prima volta la sua urgenza di diventare artista, sino alle Pinturas negras”.

Un artista a cavallo di due secoli, in un’epoca di rivolgimenti e trapasso. “La fine del Settecento non aveva segnato solo la fine di un secolo, ma un passaggio cruciale tra vecchio e nuovo, in bilico tra antiche ossessioni e nuovi indomiti fantasmi. Dopo la Rivoluzione francese, i semi del cambiamento politico e sociale erano stati irrimediabilmente gettati e l’Europa non sarebbe stata più la stessa. È in questo contesto che si muove il dissacrante pittore spagnolo nel cui immaginario e nelle cui creature fantastiche predominano i temi della rivoluzione, del carnevale e della rivolta all’ordine precostituito. Una capacità speciale di indagare i mondi alla rovescia in cui vengono ribaltate tutte le gerarchie: quelle tra servi e padroni, quelle tra uomini e animali, quelle tra maschile e femminile”.

Jean-Claude Carrière, scomparso nel 2021 – la pellicola è dunque anche un omaggio a lui – svolge il suo ruolo in maniera perfetta, esemplare. Amico di Luis Buñuel, riesce a creare e mostrare con levità e sapienza il legame che congiungeva i due grandi aragonesi, la surrealtà come una delle matrici identitarie  (anche il regista era affetto da sordità).

Un film d’arte – e magnifica anche la colonna sonora – che è un’immersione in un universo bizzarro, vitalistico, commovente, sensuale, dove il quotidiano rimbalza nell’infinito e l’infinito si frammenta in altrettanti infiniti rivoli di conoscenza e di emozione.

Alberto Figliolia

L’ombra di Goya. Produzione Mondex Films, Zampa Audiovisual, López Li Films, Fado Filmes, Milonga Productions.

La Grande Arte al Cinema è un progetto originale ed esclusivo di Nexo Digital.

Per il 2023 la Grande Arte al Cinema è distribuita in esclusiva per l’Italia da Nexo Digital con i media partner Radio Capital, Sky Arte, MYmovies.it e in collaborazione con Abbonamento Musei.

Pubblicità
Questa voce è stata pubblicata in Uncategorized. Contrassegna il permalink.

Rispondi

Inserisci i tuoi dati qui sotto o clicca su un'icona per effettuare l'accesso:

Logo di WordPress.com

Stai commentando usando il tuo account WordPress.com. Chiudi sessione /  Modifica )

Foto di Facebook

Stai commentando usando il tuo account Facebook. Chiudi sessione /  Modifica )

Connessione a %s...