Quale pittore è più immaginifico di Jeroen Anthoniszoon van Aken, alias Jheronimus (o Hieronymus) Bosch (1453-1516)? O terrifico? Fra sogno, che vira in incubo, caleidoscopio di mondi onirici e infernali, mostri in quantità, santità conclamate in maniera semi-eterodossa, figurazioni allucinate e figure fantastiche, le opere di Bosch non cesseranno mai di stupire la platea di ammirati spettatori che trascorreranno innanzi a esse. La dovizia di particolari, la cura del dettaglio, l’infinita vastità e la congerie multiforme dei personaggi di Bosch sono senza pari.
Invero la mostra dedicata dal Palazzo Reale di Milano al genio del Rinascimento “alternativo” presenta lavori di Bosch e di coloro che ne furono seguaci, emuli o meri imitatori e che furono coinvolti nella splendida e imprevedibile temperie derivatane. Un genio, un visionario, capace di ispirare, con le sue inquietudini immaginative ed esistenziali e con le sue ossessioni, innumerevoli altri artisti a venire.
Che dire di fronte allo spettacolare Trittico delle Tentazioni di Sant’Antonio (1500 circa)? Si resta semplicemente stupefatti. Ci vorrebbe una lente d’ingrandimento per studiare ogni minimo dettaglio. Il San Giovanni Battista (1495 circa), in apparenza più “elementare” (almeno rispetto ai modi boschiani), è in ogni caso carico di elementi simbolici. Nella scena, più nuda, risalta tutta la solitudine del santo e il misticismo pervade l’atmosfera. Colori più cupi ha il Trittico dei Santi Eremiti (1495-1505 circa), disseminato di elementi, e di suggestione tremenda il Giudizio finale (1500 circa).
“Milano per la prima volta, sotto la direzione artistica di Palazzo Reale e Castello Sforzesco, rende omaggio al grande genio fiammingo e alla sua fortuna nell’Europa meridionale con un progetto espositivo
inedito che presenta una tesi affascinante: Bosch, secondo i curatori, rappresenta l’emblema di un Rinascimento ‘alternativo’, lontano dal Rinascimento governato dal mito della classicità, ed è la prova
dell’esistenza di una pluralità di Rinascimenti, con centri artistici diffusi in tutta Europa”. Una tesi affascinante, che tiene conto delle vie e delle specificità nazionali, per quanto la circolazione delle idee fosse più diffusa di quel che si può credere.
Come detto, in esposizione vi sono innumerevoli altre opere: dal Vertumnus (1590) di Giuseppe Arcimboldo agli splendidi arazzi della Manifattura di Bruxelles (1550-1570 circa), che raffigurano Il carro di fieno (Tribolazioni della vita umana), Il giardino delle delizie, San Martino e i mendicanti, Le tentazioni di Sant’Antonio; dalle stampe ai disegni, Leonardo da Vinci compreso, con le fisionomie grottesce dal Codice Trivulziano, e alle incisioni di Pieter Bruegel il Vecchio. “Le incisioni contribuirono in maniera decisiva alla diffusione del gusto per le immagini di incendi notturni, scene di stregoneria, visioni oniriche e magiche. Lo confermano opere come lo Stregozzo di Marcantonio Raimondi o Agostino Veneziano, il Mostro marino di Albrecht Dürer e il capolavoro letterario-editoriale di Aldo Manuzio, la Hypnerotomachia Poliphili di Francesco Colonna, e anche l’Allegoria della vita umana di Giorgio Ghisi”.E, ancora, una stupenda interpretazione, un olio su pietra, delle tentazioni di Sant’Antonio (1595-1605 circa) per opera di Jacob van Swanenburg, sculture, bronzetti, volumi antichi e altri oggetti rari e preziosi provenienti da wunderkammern (fra cui una riproduzione dell’automa diabolico della Collezione Settala). “… è opportuno sottolineare l’immensa importanza in termini artistici ed economici dell’arazzo nella cultura del Cinquecento europeo: era un vero e proprio status symbol dell’élite. Ecco perché poter ammirare, grazie ai prestiti dell’Escorial e delle Gallerie degli Uffizi, l’intero ciclo degli arazzi boschiani è un’occasione irripetibile: infatti, i quattro arazzi dell’Escorial non sono mai stati esposti insieme fuori dalla loro sede”. Sono, in effetti, per le dimensioni e la squisita fattura opere che rubano letteralmente l’occhio.
“In questo ricchissimo corpus spiccano alcuni dei più celebri capolavori di Bosch e opere derivate da soggetti del Maestro – mai presentate insieme prima d’ora in un’unica mostra. Bosch è infatti autore di pochissime opere universalmente a lui attribuite e conservate nei musei di tutto il mondo. L’esposizione di Palazzo Reale non è una monografica convenzionale, ma mette in dialogo capolavori tradizionalmente attribuiti al Maestro con importanti opere di altri maestri fiamminghi, italiani e spagnoli, in un confronto che ha l’intento di spiegare al visitatore quanto l’‘altro’ Rinascimento – non solo italiano e non solo boschiano – negli anni coevi o immediatamente successivi influenzerà grandi artisti come Tiziano, Raffaello, Gerolamo Savoldo, Dosso Dossi, El Greco e molti altri”.
Va detto che il pittore, nativo delle Fiandre, divenne presto popolarissimo nell’Europa meridionale, suscitando una vasta eco e multiforme ispirazione. “Le composizioni religiose e profane di Bosch sono anche dominate dal concetto di complessità del reale che, nella sua estremizzazione, si popola di figure scomposte, di situazioni paradossali e illogiche, di esseri destrutturati, mostruosi e crudeli, ma anche di figure purissime di giovani ignudi che popolano la terra senza
pudori: insomma un mondo capovolto. In questo universo la tentazione e l’errore sono sempre in agguato, pronti a rovinare l’uomo. L’uomo del Cinquecento era consapevole che le opere d’arte portavano
messaggi simbolici che andavano interpretati in senso educativo e formativo e pensiamo che in questa dimensione accogliessero e apprezzassero questi soggetti con particolare favore. Il cosiddetto ‘mondo delle grottesche’ è l’altra faccia della stessa medaglia del fantastico in Bosch. La moda dell’arte ‘alla Bosch’ rimanda infatti a un interesse già affermato per le “mostruosità” e il “grottesco”, che apparve in maniera dirompente alla fine del Quattrocento in Toscana e in Italia
settentrionale in dipinti, disegni, incisioni e bronzetti di ottima fattura e grande fantasia”. Sottolineiamo tale tema della complessità interpretativa del mondo e del reale, pre-Riforma e pre-Controriforma, anche in contraddizione con quel che si sarebbe esplicato in tempi posteriori.
Le opere provengono da importantissimi musei e collezioni, fra cui il Groeningemuseum di Bruges, il Museo del Prado, il Museo Lázaro Galdiano, il Monastero dell’Escorial (con ogni evidenza riguardo alla conservazione di Bosch la Spagna è un luogo privilegiato), le Gallerie dell’Accademia di Venezia, il Castello di Skokloster (Svezia), gli Uffizi di Firenze, il Rijksmuseum di Amsterdam la Galleria Borghese e la Galleria Doria Pamphilj di Roma. Un elenco lunghissimo per una virtuosissima sinergia.
Chiude l’esposizione un’opera audiovisiva di Karmachina, Tríptiko. A vision inspired by Hieronymus Bosch, con musiche di Fernweh: un viaggio, felicemente “lisergico” e malioso, un succedersi di momenti figurativi e di altri più astratti, nel mondo onirico dell’artista fiammingo.
Da segnalare che per l’occasione 24 ORE Cultura ha pubblicato tre libri dedicati a Bosch: il catalogo della mostra, un volume d’arte curato dai Professori Bernard Aikema e Fernando Checa Cremades e, infine, un graphic novel del brillantissimo illustratore Hurricane.
Un percorso quindi, quello di Bosch e un altro Rinascimento,estremamente articolato, un viaggio in dimensioni e regioni ignote della fede, della ragione, dell’inconscio, che ti cattura implacabilmente restituendoti – con il suo bagaglio di bizzarro mistero, di bestiari di ibridi, di architetture, combinazioni e stravaganti enigmi, di apocalissi presenti e annunciate – quando si è tornati nel mondo di fuori un carico di bellezza e una folla di domande, un plurimo semantico, ciò che consente di elaborare risposte non semplicistiche in cui lo stesso dubbio diviene fecondo stimolo.
Alberto Figliolia
Bosch e un altro Rinascimento, a cura di Bernard Aikema, Fernando Checa Cremades e Claudio Salsi. Mostra promossa dal
Comune di Milano-Cultura, Palazzo Reale e Castello Sforzesco e realizzata da 24 ORE Cultura- Gruppo 24 ORE. Fino al 12 marzo 2023. Palazzo Reale di Milano, Piazza Duomo 12.
Info e prenotazioni: siti Internet palazzorealemilano.it e www.mostrabosch.it, ticket24ore.it tel. +39 02 54912.
Orari: mar, mer, ven, sab e dom 10.19,30; gio 10-22,30.