L’abito di un clown psichedelico.
Uomini-pesce e una donna-murena controllano lo sviluppo del fuoco.
La morte ci guarda dai nostri stessi occhi, affila la lama di un coltello etrusco, blu, il suo rugoso ghigno.
La sedia elettrica è in una stanza dalle piastrelle bianche, uno specchio rigato a funger da guardia.
Il condannato levita sarcastico mentre i palazzi fuori si dissolvono: polvere, vapore, nulla.
Un uomo dal cilindro arcobaleno scarica pillole nella mente, voli arabescati, scintillanti magneti, finti suicidi.
Salire un labirinto di scale… A ogni eccentrico pianerottolo una cella; in ogni cella un ricordo lacerante; e infinite son le celle, come briciole di universi segregati… Un licantropo dai canini spezzati. Orecchie e labbra strappate dalla tenaglia di dita roventi. La folla dei silenzi.
La torturata si offre al carnefice
mentre il giudice incrocia le gambe su un materasso volante e insetti giganti amoreggiano fra le vetrine spaccate.
La condanna del proprio volto in gabbia.
Alberto Figliolia