Io che sono uno che non si decide mai
e guarda le stelle per caso, ma non meno intensamente,
e scorge astronavi sfrecciare nel cosmo neropolvere (illusioni?);
io che sono uno che si muove fra i secoli senza sapere
che non è merito suo;
io che mi arrovello a veder scorrere i granelli
di sabbia nella clessidra che mi donarono
e che nascosi in un angolo desolato della mente,
uno che pensa alle strade verso l’orizzonte non svolte,
ai tramonti che non muoiono abbastanza,
e le albe non scritte (se cenere o fuoco),
che improvvisa insolite danze
per amori-cobra e sensi di colpa, l’eterna tribù.
Poi, l’interruttore della nostalgia…
e il padre è rimorso? e la madre rimpianto?
Domande solo domande nient’altro che domande domande come sbarre
ed è sempre questa la fine la fine la fine…
Ovvero l’inizio
Alberto Figliolia