Gianpiero Combi
Come un ragno nell’ombra
la muta nera fra i pali quadrati,
tuffi su tacchetti rompiossa,
il tuo mestiere era arduo coraggio,
idea di fermare il moto delle sfere
nell’eterno istante di una presa volante
o una respinta a pugno
in un balzo felino ed elegante.
Campione del mondo senza volerlo,
dal ritiro mancato al dispetto di Puč ,
sotto la guida dell’ufficiale alpino poliglotta:
patria, sangue e ideale.
Fu meglio l’azzurro dei Savoia
o il bianconero degli Agnelli
per te, lupo agli attaccanti
lanciati a rete?
Anni Venti e Giochi Olimpici,
Danubi blu e telefoni bianchi,
campi pelati, erba e silenzi
di palloni calciati al volo
celebrati dalle tue ferree mani
guantate, o padre dei nostri portieri.
Alberto Figliolia