Passeggiando per Milano senza meta
Ho visto i fenicotteri rosa in un giardino segreto, posavano su una zampa e se la ridevano del traffico poco più in là: uccelli futuristi o monchi posati così, su una sola zampa, i balenghi flamingos.
Ho visto un cavallo battere i suoi zoccoli sull’asfalto di via delle Forze Armate là dove un tempo Messer Petrarca ascoltava il gorgoglio delle acque e pensava a Laura o forse anche a un’altra.
Ho visto un obsoleto tram sferragliare agli angoli delle prostitute: era vuoto eppure era pieno ma avrebbe anche potuto essere pieno eppure vuoto, non riuscivo a capirlo, giallo e borchiato com’era.
Ho visto una Madonna liberty piangere lacrime di piombo nei pressi di un teatro sperimentale dove i bambini di Theresienstadt avevano ripreso vita, anche se in una finzione, e la nostra stessa vita mi è parsa allora finzione, un breve e inutile volo, un passaggio momentaneo fra i detriti del nulla portati dai fiumi della mente, la presenza in un café chantant che la notte prima o poi esaurisce.
Ho visto l’ultimo treno della metropolitana con un conduttore annoiato e l’addetto agli annunci che sbagliava ogni congiuntivo ma la gente se ne fregava: tracce di fango anche sui muri e biglietti scaduti per terra.
Ho visto la pioggia rigare i vetri delle macchine e non c’era sole ad asciugare quelle lacrime nella tempesta degli abitacoli-solitudine.
Ho visto le ombre del parco farsi minacciose e gli uffici riempirsi pian piano di fantasmi e la mia mente vacillare al pensiero di un altro giorno.
Alberto Figliolia