L’odore del sambuco
Che cifra della vita siano i sensi
di colpa? Il non sapere calcolare
le distanze dal bambino all’adulto?
Il non conoscere la differenza
fra limiti ed orizzonti? E il notturno
disturbante del sogno che prigione
disegna ancora nell’anima nuda?
Son giorni che mi naviga il ricordo
dell’odore potente del sambuco
dell’infanzia – albero umile, dei margini,
i suoi fiori come uno strano ombrello
di speranze e di possibilità
alla sofferente riedizione
della memoria, ora che il tempo satura
le distanze, nella retrospettiva
delle occasioni perdute e il servaggio
del presente. Soltanto ancora aleggia
dentro, feroce, soave, implacabile,
l’odore del sambuco per il bimbo
che fui, figlio del fluire del fiume,
padre dei turbini e dei cieli muti
e identità smarrite e sguardi e nubi
e l’orizzonte là, là…l’orizzonte…
Cesano Boscone-alba, martedì 17 giugno 2020
Alberto Figliolia