i miei sogni sono sempre al crepuscolo
dove l’acqua scorre a rovescio
e la luce piove in sé stessa
un banale impassibile ritorno all’infanzia
perché tutto nell’età adulta è ormai perduto
e a nulla più vale giocare con le scorie nelle storte
in segrete polverose soffitte altrove
ogni giorno ci decomponiamo in nebbia
sul legno marcio della nave della memoria
le vele stracciate, la rotta alla deriva, un gorgo impietoso ad attendere
poi sul fondo marino strade impercorse ad accogliere in seno il residuo senno
un trillo da una cabina abbandonata fra le sterminate sabbie
rispondo: una telefonata dall’aldilà, che invoca
nere ali di uccelli soprannaturali dai gridi muti
salire le scale che portano in ogni e in nessun luogo?
aprire le porte dell’incubo o d’infiniti mondi?
quando il fuoco purificatore?
Alberto Figliolia