Più volte mi sono occupato del lavoro poetico e artistico di Barbarah Guglielmana, chiavennasca di stanza a Pavia. Un’opera che da sempre ha dipanato e svolge dalle dolci montagne crocevia d’Europa – fra valli, laghi ed Engadina, fra formidabili suggestioni culturali e meravigliose immagini naturali – alla città dalle splendide chiese sul gran fiume Ticino. Poetessa, illustratrice e dottoressa (internista la sua specializzazione) al San Matteo di Pavia.
Barbarah, oltre che essere una campionessa di umanità e dedizione al prossimo, è una fucina di versi e di idee. Una creatività senza pari, che si esplica con la penna, la matita, i pennelli e quant’altro serva alla bisogna. Libri e improvvisazioni, reading e mostre “estemporanee”, sono nel suo bagaglio di intellettuale senza remore, sensibile, vivace, profonda.
In passato il vulcano che è Barbarah s’è inventata gli Aforismana-Un pensiero quasi lineare, rielaborando il patrimonio offerto da La Linea di Cavandoli, dalle sculture di Giacometti, da Olivia di Braccio di Ferro-Popeye, dalle pitture rupestri, dai versi del Lupo di Abbas Kiarostami, dal Signor Bonaventura… Un pop di altissimo livello e contenuto. Disegni e aforismi, preziosi e scintillanti come fulmini.
Ora è il momento di un altro lavoro, similare agli Aforismana ma, nel contempo, diversificato, un ulteriore sviluppo, oseremmo dire archetipico: Alle nuvole ho succhiato la consistenza; Al vento mangio il gusto del movimento; All’ombra ho rubato il profumo della luce; Al sole ho rapito il fuoco per il mio petto; A mio padre prendevo l’essere uomo; Alla madre ho generato l’essere figlia; Alla luna ho copiato la forma della poesia; Alla pioggia ho preso qualche gocciolina; Alla Terra ho estirpato le radici; Alle stelle strappo la luccicante spigolatura. Fra echi e rimandi, fra sedie e specchi, su pareti e appoggi vari, fra fisicità e virtualità (la fruizione, dati i tempi, è online e free; a ogni modo, un felice scambio fra soggetto creatore e pubblico soggetto che ri-crea).
“È una espressione altra, questa, che esce dall’essere medico impegnata nel sociale, anche come poetessa o illustratrice. È l’umano in me, in ciascuno di noi…”, nonostante i tempi duri e le difficoltà aggiungiamo noi, nonostante le devastazioni nel sociale, nelle relazioni e nell’esistenziale prodotte dal maledetto Coronavirus.
“Una panoramica dell’interiorità, un dentro di ognuno…”, reinterpretato con e per la sensibilità di un medico che è stata in prima linea nella battaglia contro il virus e che del virus si è ammalata, uscendone guarita, più forte che mai, anche sotto l’aspetto psicologico, senza mai dismettere la propria vocazione verso l’altro, il proprio lavoro vissuto in una logica di servizio, come missione ma senza retorica.
Un’artista a tutto tondo. Con le proprie malinconie e allegria, saldamente ancorata alla realtà e visionaria. Nella propria casa-antro magico: come l’anima di ciascuno di noi.
Alberto Figliolia