La giacca gialla,
la gonna arancione,
le scarpe bianche e nere,
i capelli rossi;
sbadiglia
come se sorridesse
o forse sorride
come se sbadigliasse
e nel far ciò
allargando le labbra
pare ingoiare
tutto il mondo che giace intorno,
ignaro, indifferente, ignavo.
Accanto un giovane barbuto
con gli scarponi lisi
e in grembo una cartella consunta,
un pennarello nero in mano,
impugnato alla cinese,
traccia profili e ritratti
(ma come ritrarre la folla?).
Penso ai “ragazzi di zinco”
che dimorano fra le cuciture
della terra, nelle borse del silenzio
eterno, ai cappelli di feltro
dei comandanti nelle torri
di calce e bronzo,
e fanno irruzione “le morte stagioni”.
“Pagano… Pagano…”, strilla l’altoparlante
fra le luci delle viscere.
È la mia fermata, scendo.
MM 1, Milano-martedì 22 marzo 2017, ore 8,55
Alberto Figliolia