Il fantastico manifesta uno scandalo, una lacerazione, un’irruzione insolita, quasi insopportabile nel mondo della realtà… è dunque rottura dell’ordine riconosciuto, irruzione dell’inammissibile all’interno dell’inalterabile legalità quotidiana. (Roger Caillois)
Quel Senza titolo è ingannatore. Felicemente traditore. L’ombrello all’uncinetto pende rovesciato con fili di nylon che se ne dipartono recando alla loro estremità (o estremo) occhi ricamati, sospesi nel vuoto, naviganti in un cosmo speciale, una vista multipla nella loro singolarità, e al suolo, sotto, ciotole in ceramica, quasi il simbolo di un rito ancestrale. È una delle opere di Barbara Matilde Aloisio esposte alla Galleria Gli Eroici Furori (via Melzo 30, Milano, sito Internet www.furori.it, e-mail silvia.agliotti@furori.it, tel. 0237648381, cell. 3478023868) sino al 15 gennaio (ma vi sarà senz’altro la proroga di un’altra settimana).
Una mostra che ha pure un titolo poetico: Uccelli e pesci e sogni e incanti… Una connotazione estremamente poetica ed evocativa, come tutti i lavori di quest’artista (anche poetessa) capace di un’inventiva sublime, che lega fra loro motivi arcaici, archetipici ed emozioni universali, e abilissima artigiana e facitrice (ulteriore e non secondario merito).
Così è facile smarrirsi, in cerca di nuove strade e sensi, di sé, in Custodie per rotte a perdifiato (alcantara, piume e lampadine, 140 x 40 cm), o camminare per itinerari inediti e misteriosi con le “calzature” di Prendo le misure del mio passo (ceramica raku). Ed è bello sognare di viaggi intrapresi o mai fatti, nella sfera delle infinite possibilità esistenziali, con le valigie di Portami con te (foto stampata su tela, fossili, conchiglie, occhio ricamato, lentino da grafico, lampadina etc.), o addentrarsi nell’intricata foresta di bastoni-piante-simbolo (alloro, protea bianca e verde, ontano, cotogno, tiglio, in terra semirefrattaria, naked raku), bucolici e, insieme, enigmatici che costellano la superficie intorno, o interrogarsi sulle inquietanti meduse che aleggiano nell’aria circostante sopra i nostri capi: l’inconscio che libera le sue figurazioni, una manifestazione aliena (o di alienità)? Innumerevoli sono le chiavi di lettura.
I miei alberi – spiega l’artista – sono viventi e per questo sognanti, ospitano creature e lì sopra c’è il vivere di un mondo, l’accadere di un universo semplice […] Il tempo opera e trasforma attraverso i vissuti questi elementi alberi, vibrano ascoltano e convivono con noi. Un “magnifico, esterrefatto” senso panico o, come ben scrive la curatrice Francesca Alfano Miglietti… la scena di una sospensione esistenziale, accentuata dal dialogo di forme vegetali e forme animali, uno scambio tra la presenza biologica e la materia viva della ceramica […] Il suo è un modo di pensare le opere tra l’apparenza e la certezza, tra il visibile e il tattile. Nel suo percorso sperimenta diversi materiali oltre la terracotta, usa oggetti, contenitori, fili di lana e di seta, fotografia, sabbia, vetro… […] Barbara Aloisio non plasma e non forza la forma ma la lascia accadere. Un’arte sciamanica, è stata con giustezza definita, e ribelle alle convenzioni. E, ancora, il potere della metamorfosi che rigenera, la magica ricombinazione di gesti e materiali, l’intrigante intreccio di Tempo e Natura, un’alchimia generosa, la sapienza della bellezza (e il suo perfetto ribaltamento), l’innocenza del mondo.
Ai miei occhi, i sogni non hanno più senso delle forme delle nuvole o dei disegni sulle ali di farfalla. Non annunciano e non rivelano alcunché… possono persino essere illusori senza che, per questo, lo debba essere la realtà. Ma giacché è inevitabile che li si confonda con la realtà, quanto meno nel momento in cui sogniamo, come potremmo andar certi che, quando non sogniamo, non confondiamo la realtà con i sogni? (Roger Caillois, L’incertezza dei sogni)
Alberto Figliolia