Guggenheim. La collezione Thannhauser-Da van Gogh a Picasso

Dopo aver vissuto per cinquecento anni in Germania la mia famiglia è ora estinta. Per questo desidero donare la mia collezione. L’opera di tutta la mia vita trova infine il suo significato.

(Justin Thannhauser)

È un manifesto alla gioia della surrealtà La mucca gialla (con macchie viola), che si muove/salta panica in un paesaggio agreste, di Franz Marc, un olio su tela monumentale (140,7 x 189,2 cm) che ruba l’occhio. Anche se per icona della mostra è stato scelto il quadro di Henri Rousseau I giocatori di football (1908), così accattivante e sentimentale nella sua essenzialità, un momento ludico-dinamico fissato in eterno. È peraltro una gran sfilata di opere mirabilissime e non pochi capolavori quella che si presenta al visitatore della mostra Guggenheim-La collezione Thannhauser-Da van Gogh a Picasso al Palazzo Reale di Milano sino all’1 marzo.

Che dire degli svariati Picasso che costellano l’esposizione? Le Moulin de la Galette (1900), Il picador (1900), Al Caffè (1901), Il quattordici luglio (1901), Fernande con una mantiglia nera (1905), Paesaggio a Céret (1911), Donna seduta (1922), Donna dai capelli gialli (1931), Natura morta: fruttiera e brocca (1937) Natura morta: frutta e brocca (1939), Giardino a Vallauris (1953), Due colombe con le ali spiegate (1960), Aragosta e gatto (1965). Un autentico viaggio negli splendidi meandri dell’arte del genio malagueño, con la sua superba capacità di utilizzare tecniche e materiali e di elaborare temi e suggestioni, attraversando fasi e approdando, ogni volta, oltre l’orizzonte.

Non è una mostra monstre, ma ogni pezzo esposto vale il prezzo del biglietto, sapendo toccare le corde più fonde… Da Paul Cézanne, il rivoluzionario spartiacque (presente nell’esposizione il capolavoro Uomo a braccia conserte del 1899), ai bronzi di Edgar Degas (Ballerina che incede con le braccia alzate, Danza spagnola e Donna seduta che si asciuga il fianco sinistro), da Paul Gauguin (“Haere Mai del 1891, dipinto a Tahiti, che riflette l’idealizzazione romantica di un paradiso puro che sedusse molti europei al finire dell’Ottocento”) a Vasily Kandinsky e a Paul Klee, da Édouard Manet a Henri Matisse, da Claude Monet (vibriamo anche noi con la luce veneziana, atemporale, d’infinite forme, nel Palazzo Ducale visto da San Giorgio Maggiore) a Pierre-Auguste Renoir, da Georges Seurat (di tecnica sublime e d’impatto emotivo profondo le sue contadine) a Vincent van Gogh. Impressionante di quest’ultimo è l’olio Montagne a Saint-Rémy, poderosi possenti movimenti di roccia che paiono trasfigurarsi in onde psichiche.

Dall’Impressionismo al Cubismo, dal Simbolismo al Puntinismo, dal Fauvismo al Cavaliere azzurro (Der Blaue Reiter), è una cavalcata fra le avanguardie e il loro tentativo di cambiare il mondo o d’interpretarlo come mai era stato fatto. Le opere esposte provengono sia dalla collezione raccolta negli anni da Justin K. Thannhauser, che poi donò, nel 1963, alla Solomon R. Guggenheim Foundation, la quale da allora la espone in maniera permanente in una sezione del museo di New York, sia dal patrimonio già Guggenheim.

Se la collezione Thannhauser rappresenta dunque un gioiello per il Museo Guggenheim che, votato soprattutto all’arte astratta, all’inizio degli anni Sessanta contava su un piccolo numero di opere impressioniste e postimpressioniste, a sua volta il museo americano con questa mostra omaggia il grande collezionista tedesco portando in Europa opere di eccezionale qualità e di grande importanza nel percorso creativo di ciascun artista. Al Museo Guggenheim questa meravigliosa collezione viene ammirata ogni giorno da centinaia di americani e di turisti in visita nell’edificio-culto realizzato da Frank Lloyd Wright; a Milano per alcuni mesi queste opere straordinarie rendono nuovamente omaggio al ruolo di questa famiglia nella difesa e nella promozione degli artisti di avanguardia europei durante oltre mezzo secolo”.

Una vita incredibilmente ricca di eventi, tragedie comprese, quella vissuta da Justin Thannhauser: sul suolo elvetico nel 1940 (era tedesco, di padre ebreo) e non potendo rientrare in Francia, data l’invasione nazista, s’imbarca a Lisbona per New York, Nel 1944 perde il figlio Heinz in guerra, nel 1952 si suicida l’altro figlio Michel, nel 1960 muore la moglie Käthe. “La casa newyorchese dei Thannhauser in un ventennio è diventata un luogo di eccezione dove si ritrovano grandi personaggi del mondo della cultura, dell’arte, della musica, del teatro, del cinema, della fotografia, come Leonard Bernstein, Louise Bourgeois, Henri Cartier-Bresson, Marcel Duchamp, Jean Renoir e Arturo Toscanini. Senza eredi e condividendo appieno la promozione dell’innovazione artistica di Solomon R. Guggenheim, decide di donare al museo americano settantacinque opere della sua collezione, tra cui trenta lavori di Picasso. Nel 1965 le opere sono presentate nella sala dedicata del Museo. Justin Thannhauser muore nel 1976 in Svizzera a 84 anni. La seconda moglie Hilde nel 1984 dona al Museo altre dieci opere, che entrano nella collezione Guggenheim alla sua morte nel 1991”. Era giusto rendere edotto di tutto ciò anche il lettore/visitatore.

L’arte può recare il dono dell’immortalità a chi la ama e, a sua volta, ne sa far dono alla restante umanità,

Alberto Figliolia

Guggenheim. La collezione Thannhauser-Da van Gogh a Picasso, a cura di Megan Fontanella. Palazzo Reale, Piazza Duomo 12, Milano. Fino all’1 marzo 2020. Mostra promossa e prodotta da Comune di Milano, Palazzo Reale, MondoMostre Skira, Solomon R. Guggenheim Foundation-New York.

Catalogo Skira Editore.

Orari: lunedì 14,30-19,30; mar, mer, ven e dom 9,30-19,30; gio e sab 9,30-22,30 (ultimo ingresso un’ora prima della chiusura).

Infoline e prevendite: tel. 0292897755–singoli; e-mail preno.gruppi@vivaticket.com;

siti Internet www.palazzorealemilano.it, http://www.mostraguggenheimmilano.it.

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