All’ombra dei pinnacoli di pietra,
nei canyon rosa,
sotto nuvole camminanti
la sibilla getta fumo
dalla bocca azzurra:
i seni suoi s’offrono
alle labbra del viandante.
Scintillano occhi
come galassie nelle distanze
che s’allontanano
alle brulicanti tenebre.
Siamo un volo cosmico
senza perché, astri perduti,
vortici, il battito d’ala
di un corvo parlante,
un grido assillante.
Noi non siamo noi;
noi siamo un luogo,
l’urlante silenzio dell’alba,
l’aura dell’ultimo giorno,
un tuono prima del lampo,
un cuore di cristallo
estratto dal petto sognante,
un diario grondante
luminoso sangue.
Varcheremo le porte
ad arco acuto del desiderio,
del delirio e del destino,
per sedere sul sofà
di sabbia che scivola
e scivola e scivola…
Alberto Figliolia