L’addio
Brevi sogni spezzati.
Anche la realtà è immagini rotte.
Soltanto la mano del figlio
tornato bambino
a scaldarmi il cuore,
quel cuore freddo
come la morte.
Un corridoio.
Poi, una misteriosa Casa delle Acque
e… il suo corpo imprigionato
nella muratura:
una miniatura straziata,
decapitata
ma – io lo sapevo – ancora viva!
Fu così che scavai e scavai
nel crepuscolo
fino a rompermi le unghie,
la sola lampada dell’angoscia
a risplendere
nell’incipiente buio.
E il figlio parlò:
la piccola testa si era rianimata,
la gamba liberata dai mattoni,
dai tubi, dal silenzio:
ricostituita la sacra unità
di corpo e logos.
Un fiotto d’amore m’inondò
asciugandomi da ogni liquame
che colmava le gallerie
dell’anima.
Con serenità potevo lasciare ora
il mondo.
Alberto Figliolia
twitter @phigliolia