Ti odio! (O contemplando un elastico)
Ti odio!
Titirotistirotipiegotispiego…
E poi provo a forgiarti fino a farti divenire
come… Tiramolla! Scarpe-piedeadiscogialleguanti-manibianchipapillonegibusrossoilnasoaturacciolo e il corpo come un apparente snodabile tronchetto di liquirizia.
E però sei ridicolo anche in questa forma semi-umanizzata.
Ti odio!
Odio
la tua debole forza gommosa,
il tuo annodare e avvolgere scartoffie,
il tuo intrico come di intestini colorati e marci.
Ti odio!
Nel tuo disordine che nega il caos dell’armonia,
gettato lì, in scatole, su scrivanie,
negli universi del burocratico altrove.
In fondo tu sei inutile.
A che servi?
A fare degli eccentrici 8 coricati, simulazione d’infinito?
Montagnole di spire quali ataviche serpi addormentate?
A funger da rilancio per sassi da fionde mortali?
Ti odio!
Anche se non so perché.
Forse… perché son troppo simile a te?
Alberto Figliolia