L’apostolo prediletto…
L’apostolo prediletto aveva sottili baffetti da moschettiere del re. Con fiducia attendeva il ritorno del Messia; nell’attesa languiva in prigione. Mangiava tutto ciò che l’Amministrazione gli passava: anche spine, che trovava deliziose, e radici rimasticate, che lo proiettavano in un nirvana.
Guardava i tramonti uscire dal tabernacolo del giorno, le tenebre calare nei rilievi del cuore, le nuvole scorrere nei cieli in tempesta. Le piogge, le nevi, le nebbie, il solleone s’adagiavano sul pavimento scrostato della cella, dipingendo un mosaico sempre diverso: mistiche gli apparivano le piastrelle consunte.
Attendeva il suo Messia, l’apostolo prediletto. Una sera giunse una lucertola verde brillante, le squame pulsanti, le parole ornate. La lucertola annunciò la Buona Novella e tornò all’orizzonte da cui era venuta.
L’apostolo proseguì la sua dieta di spine e radici rimasticate. Talora mangiava delle magre locuste, chiedendo perdono al Signore poiché consumava carne di creature.
Pensava molto e molto pregava. E mai la speranza lo abbandonò.
Alberto Figliolia