L’oroboro non mangia rondini.
Però le rondini potrebbero mangiare
l’oroboro, debitamente tagliuzzato.
O Babele, Babele… quanti piani
rimangon da fare per toccare il cielo,
squarciarlo andando oltre, nel silenzio
eterno, fra conati di stelle e l’ipotesi di Dio?
Perciò fra una farfalla dilaniata
e giochi di specchi che si moltiplicano
e moltiplicano l’immagine,
nei corridoi della Torre
che sale e sale e sale
per andare a toccare il cielo
e squarciarlo andando oltre, nel silenzio
eterno, fra conati di stelle e l’ipotesi di Dio,
io, creatura senza nome, sperduta e dispersa
in meandri di lingue e solitudini
che si riecheggiano, dipingo l’oroboro
e le rondini che potrebbero mangiarlo.
Il cielo oltre, posso solo immaginarlo.
Alberto Figliolia (da Visioni o dell’anarchico girovagare, Rayuela Edizioni, 2017)