Sei bellissima…
Sei bellissima.
Quando cammini altera per il corridoio,
le punte dei seni erette sotto la veste scintillante
a sfidare giudizi e pregiudizi,
sembra tu sia uscita direttamente da un amplesso:
ti guardi intorno come mantide soddisfatta
godendo dei commenti, dell’ammirazione,
dello stupore e del disprezzo che semini a piene mani
perché tu coltivi l’immagine-icona di te,
anche senza sapere perché, laconica,
vacua, vanesia e vezzosa.
Quanti uomini hai consumato al tuo algido fuoco?
La tua bocca è perfetta per un sesso senza procreazione
e niente come questo sa donare piacere senz’amore,
spasmi d’orgasmo con rabbia e disperazione,
paradiso cui segue il limbo-inferno del disamore.
Talvolta mi domando che sogni t’agitino la notte
quando dormi sola e le tue mani accarezzano
il vuoto accanto a te, quel vuoto così colmo
d’ogni uomo che tu hai usato e umiliato.
Sei oscena nella tua superba bellezza: una ciocca
di capelli che ti cade nello specchio e tu la scuoti
con un soffio dalle labbra veneree che la natura
ti ha elargito, gli occhi che denudano e subito fuggono,
i piedi che posano su petali di fiori selvaggi.
Qualcuno sostiene che fra te e te ripeti incessantemente
i versi di Saffo, ma io non ci credo.
Sei bellissima.
Quando sei inguainata dai colori più accesi.
Quando leggi e ti umetti il dito per voltare le pagine
di qualche tuo proibito libro per poi coglierti nei luoghi più intimi.
Quando tieni l’asta degli occhiali con due dita.
Quando il trucco sui tuoi occhi nerocarbone sfavilla
nella semioscurità della gabbia che hai creato.
Quando i lineamenti si distendono in un sorriso
che condanna all’adorazione, irrimediabilmente, e alla dannazione.
Sei bellissima.
Tu sei tautologica, serpentina, soave, bastarda.
Tu sei perfetta: non sbagli mai, anche quando sbagli tutto.
Tu inchiodi, e ne godi, crocifiggi alle porte
del non so con la tua noncuranza, moneta senza scambio.
Tu non ricordi neppure dove sei nata e quando:
temo che tu ti pensi partorita da te stessa.
Tu sei lasciva e turpe, e ciò ti basta, in ogni pensiero,
anche in quello più innocente.
Il tuo fare è pura albagia,
consenso che cerchi e che trovi,
neghi e deneghi, nostro malgrado.
Sei bellissima.
E non puoi fare niente per dimenticarti:
neppure medicarti o mendicarti, soltanto cedere talora
al miglior offerente d’oscuri gesti e verbi,
sacrificandolo al tuo volere e incedere,
al tuo andare e altare.
Sei bellissima, stronza.
Alberto Figliolia (da Poesie scelte, 2010, Albalibri)