La Sfinge
In una piana ch’era antico mare
crudel presenza io sto adagiata
a misurare l’entità del Bene e del Male
e non mi lagno né mi dolgo delle ferite
da cui il sale eterno mai dispare.
Il mio corpo è porpora sanguigna,
il volto quello di vampiro,
leonino e femminino nell’attesa
del nemico vincitore che verrà e io non so.
Ossa spolpate giacciono
ai piedi della mia divina indolenza
e per la mia vista infinite barche son naufragate
agli scogli taglienti della livida notte
o nel menzognero dominio del giorno.
Io accolgo nelle grotte del mio cuore
il muto volo di neri e paurosi pipistrelli,
il fruscio a rimbalzare nella coscienza ottusa.
Il mio sguardo è fuoco fatuo e ferale
a chi era e a chi ancora non sa che sarà
e il sangue pulsa e ripulsa come atarassici nembi
in cieli solforosi d’altri pianeti,
le mie vocali mormorio d’enigma e d’ombre,
vizzo il sorriso e ghiaccio ardente
che spalanca le porte alla vostra morte.
Alberto Figliolia (da Poesie scelte, 2010, Albalibri)