Per Giulio Regeni

Per Giulio Regeni

C’è una madre che aspetta,

aspetta il suo ragazzo.

C’è un padre che aspetta,

aspetta il suo ragazzo.

C’è una sorella che aspetta,

aspetta suo fratello.

C’è una madre che ha perso il figlio

C’è un padre che ha perso il figlio.

C’è una sorella che ha perso il fratello.

Il ragazzo è stato ucciso.

Si chiamava Giulio, nostro figlio e fratello.

Hanno preso Giulio sulle rive del Nilo,

ai piedi del deserto, nel caos e nei fumi

della megalopoli; l’hanno rapito

perché cercava la verità

nelle piazze, nelle strade, nelle fabbriche,

nelle case della povera gente,

degli operai, degli studenti.

Hanno ucciso Giulio e con lui

hanno stuprato le speranze,

l’innocenza del mondo.

Hanno torturato Giulio

bramosi di sangue, sadici, tenebrosi;

gli hanno rotto le ossa;

hanno fatto percorrere i sentieri

dei suoi nervi alla brutale elettricità;

hanno spento la brace violenta

delle sigarette sulla sua pelle giovane,

odorosa come la terra primitiva.

Ma ogni suo gemito era luce di stelle.

Chi ha ucciso Giulio?

Gallonati bruti, topi di fogna

con camicie di lino, occhiali a specchio

per non scorgere il proprio orrore,

baffetti infidi come il potere che vi vibra,

le ipocrite parole, belve nei recessi,

i governi senza volto… Loro l’hanno ucciso.

No… non l’hanno ucciso.

Loro non sanno che Giulio è vivo,

vivo in ciascuno di noi per ventura vivi,

per sempre nel cuore del popolo

delle piazze, delle strade, delle fabbriche,

delle case, il popolo della verità,

il popolo della giustizia.

Giulio è vivo e parla

attraverso noi e noi con lui,

noi in lui.

Giulio è vivo…

 

Alberto Figliolia

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