Oggi è un anno che non ci sei più…
Stasera, padre, berremo insieme
Stasera, padre, berremo insieme.
Berremo anche se tu non ci sei più,
Vedi, ho posato davanti a me anche il tuo bicchiere.
Ora stappo la bottiglia: un Nero d’Avola,
scuro, forte, come la terra da cui partisti,
il suolo degli avi; cogli la sua ardente fragranza,
la secolare fatica del contadino?
Senti il ruggito del sole in esso racchiuso,
il musicale rantolo del vento,
convivere con il sibillino e trasparente dono dell’acqua?
Questo vino, padre, è sangue della terra,
il nostro sangue.
Ecco, vedi, ora verso il nettare dal vetro ornato e tornito
e colmo il tuo bicchiere e il mio:
il tuo, a dire, il vero, per metà, ma ti basterà, lo so.
E ora beviamo. Beviamo a quell’assenza
che è invece, sempre, presenza.
Forse tu avresti preferito Barbera frizzante,
ma, lo sai, io amo il vino fermo, forte, antico,
come quello della tua terra,
quella dove ora – dopo le fatiche della città del nord,
da te pure così amata – sei tornato
per l’ultimo ristoro.
Però ora, padre, beviamo ancora un poco insieme.
Sarà l’ultima volta, forse.
Ti verserò un altro mezzo bicchiere
– stasera non importa il verdetto della medicina
né quello dell’implacabile tempo –
mentre io non avrò remore né indugi
a berne ancora e ancora.
Almeno questa sera voglio sondare il fondo della bottiglia
e misurarvi l’entità del buio,
il cuore di quel nulla che ci avvolge
– nero primordiale cotone –
e l’impalpabile materia dei sogni.
Ma non avrò paura grazie al calore del vino
bevuto insieme.
Almeno questa sera.
L’ultima per bere insieme, forse.