Sempre ferma al suo posto la Torre Velasca…
Sempre ferma al suo posto la Torre Velasca
e il tempo ci viene incontro con velocità di turbine
fra una fermata e l’altra della metropolitana.
Ho perso i fuochi artificiali di ieri notte:
dormivo stremato e scomodo sul divano
alla voce di un angelo lunare e di un coro astrale
mentre lo schermo sparava lussurie, facezie e inezie.
Mediolanum è un hortus vocalico ai confini dei millenni
e le rive dei suoi fiumi popolate di gamberi verdastri
dopodiché le mura crollavano e risorgevano all’eco dei secoli:
peste più peste meno, monatto più monatto meno.
Tutto ciò quando in un angolo di periferia nostalgica e lontana
ascoltavo un professore raccontare di Ariani e Sant’Ambrogio,
di veleni e malefici, della volgare e celestiale storia umana.
Poi, nello scorrere dell’oscurità, ho saputo di bambini prodigio,
dell’autunno necrotico, nevrotico e gioviale della mente
e dei collassi dell’esistere, di come l’assenza sia la vera presenza.
Quindi, ancora, il sonno confuso, riparatore
e rapace, la dissociazione del sogno e le laudi al Dio
che non ci parla.
Alberto Figliolia (da Poesie scelte, Albalibri, 2010)